Anestesia | Durata | Convalescenza | Ritorno al sociale |
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Generale | 3 ore | 1-2 giorni | 3 settimane |
L’obiettivo dell’intervento di mastoplastica riduttiva è ridurre il volume del seno ripristinandone l’armonia con il resto del corpo e migliorandone la forma.
Un volume eccessivo del seno (iperplasia-ipertrofia) non costituisce per la donna solo un problema di natura estetica, ma molto spesso comporta disagi psicologici e veri disturbi funzionali.
Il volume del seno, così come la sua forma, sono determinati geneticamente. L’iperplasia é quindi ereditaria e nulla si può fare per impedire alla ghiandola mammaria di seguire il suo naturale sviluppo. Mammelle di eccessive dimensioni possono comunque essere legate a cause secondarie (come l’alimentazione od una gravidanza) che portano ad un aumento considerevole del volume di grasso. In questo caso si parla in maniera più specifica di ipertrofia. C’é infine una situazione clinica definita con il termine gigantomastia e che riguarda l’abnorme sviluppo della ghiandola mammaria, problema che si riscontra già in età puberale e che comporta seri problemi estetici, fisici e psicologici.
L’iperplasia/ipertrofia non é comunque solo un problema di armonia della figura corporea.
Una donna con un seno esageratamente grande non vive affatto bene la propria femminilità e vita di relazione: é limitata nella scelta dell’abbigliamento, può provare difficoltà ed imbarazzo nei rapporti personali e nell’intimità, sentirsi ostacolata nei movimenti e nella pratica dello sport. Il problema si estende anche alla sfera della salute poiché l’eccessivo peso delle mammelle la spinge a vizi di postura ed a conseguenti dolori alla articolazioni e alla schiena (scoliosi e cervicodorsalgie). La plica sottomammaria può essere sede di macerazione e dermatiti croniche.
La mastoplastica riduttiva non presenta particolari controindicazioni e viene anzi consigliata per un recupero estetico, psicologico e funzionale della donna. L’intervento é particolarmente indicato alle giovani, che possono così ritrovare dimensioni più adeguate del seno e migliorare di conseguenza la propria qualità di vita. L’intervento non interrompe la continuità tra ghiandola residua, dotti galattofori e capezzolo. La funzione mammaria dell’allattamento non viene quindi impedita ma solo teoricamente ridotta.
Per quanto riguarda il rischio di tumore del seno, esso si abbassa con la riduzione del volume della mammella; quindi questo intervento non aumenta la frequenza dei tumori della mammella, ma al contrario la diminuisce.
L’intervento di mastoplastica riduttiva è possibile dopo che è avvenuta la normale maturazione fisica, vale a dire dopo i 18/20 anni.
Talvolta può non essere opportuno o necessario attendere il completo sviluppo della ghiandola mammaria: in caso di gigantomastia, infatti, é preferibile intervenire prima dei diciotto anni in modo da evitare alla ragazzina inutili complessi che, specie a quest’età, impediscono una serena accettazione di sé e compromettono le relazioni sociali.
In tutti i casi non è consigliabile programmare l’intervento se si sta cercando una gravidanza o a meno di 1 anno dalla fine dell’allattamento.
L’intervento può essere eseguito in qualsiasi periodo dell’anno, si preferisce però evitare i mesi centrali dell’estate (Luglio ed Agosto): il caldo, infatti, favorisce l’edema (gonfiore) e rende scomodo il reggiseno elastico che va portato dopo l’intervento.
Al di la dei dettagli tecnici che qui non verranno analizzati, la differenza tra le diverse metodiche operative si traduce spesso in una differente estensione delle cicatrici residue.
La continua ricerca di nuovo metodi di riduzione e mastopessi è principalmente volta a ridurre al minimo le cicatrici che inevitabilmente esitano dopo l’intervento.
In linea di massima, si può dire che maggiore è il grado di ptosi e più estese saranno le cicatrici. Queste possono essere divise in tre tipi:
La cicatrice è circolare, intorno all’areola mammaria e molto simile a quella che si usa per introdurre le protesi (in questo caso è però limitata alla metà inferiore dell’areola). Essendo situata in una zona di transizione di colore (tra l’areola e il tessuto circostante) è in genere poco evidente.
Questo tipo di cicatrice si può ottenere in mastopessi minime (tecnica round block). Teoricamente questo tipo di operazione si può fare anche in mammelle di maggiori dimensioni, ma la cicatrice periareolare risulta in questi casi molto arricciata e la forma della mammella è appiattita e poco proiettata. Alcuni, a causa delle cicatrici poco estese chiamano questa tecnica “Scarless”, che in inglese significa “senza cicatrici”. In realtà le cicatrici ci sono, anche se non sono troppo evidenti.
Oltre che intorno all’areola, la cicatrice si estende verticalmente fino al solco sottomammario. E’ questo il tipo di esito più frequente e lo si può ottenere nelle riduzioni e nelle pessi di media entità. La cicatrice verticale, dopo poco tempo, si confonde abbastanza bene col tessuto circostante e, nella maggior parte dei casi, non è evidente. Con questo tipo di esito cicatriziale si riesce a garantire una buona forma e proiezione del seno.
La classica cicatrice a T rovesciata è l’esito delle grandi mastopessi (lifting del seno) quando il seno è molto cadente e c’è un grande eccesso di pelle. La cicatrice orizzontale è posizionata nel solco sotto mammario e rimane in genere nascosta.
Prima della dimissione vengono rimossi i drenaggi e viene applicata una medicazione con cerotti sulle sole ferite. Quindi si indossa un normale reggiseno per lo sport, a fascia o a criss-cross, preferibilmente allacciato davanti. Questo deve essere mantenuto giorno e notte per 30 giorni.
Normalmente tutte le suture sono eseguite solo con punti profondi e non vi sono quindi punti esterni da rimuovere. Nei casi in cui è richiesta la sutura esterna questa viene rimossa dopo 7-14 giorni.
Si possono presentare lieve gonfiore ed ecchimosi per 1-2 settimane, con eventuale dolore al petto ed ai movimenti delle braccia. Per questo motivo è necessario evitare sforzi e movimenti ampi delle braccia per le prime 2 settimane. Praticare una pulizia completa del proprio corpo (è preferibile una doccia) solo dopo la rimozione totale dei punti di sutura. E’ possibile riprendere attività sportive dopo almeno un mese ed in maniera graduale. E’ consigliabile dormire in posizione supina per un mese.
E’ importante evitare l’esposizione diretta al sole delle cicatrici per almeno 2-3 mesi
Non fumare durante la convalescenza: il fumo, infatti, ostacola il normale processo di guarigione delle ferite oltre a ridurre il flusso di sangue dei tessuti determinando necrosi.
Per valutare il risultato definitivo dell’intervento di mastoplastica ci vogliono almeno 3-4 mesi, il tempo necessario perché il seno possa assumere la sua forma più naturale.
L’intervento lascia inevitabilmente delle cicatrici. Più precisamente residuano: una cicatrice periareolare, una cicatrice verticale tra areola e solco sottomammario e, a seconda della necessità, una cicatrice nel solco sottomammario.
L’estensione delle cicatrici non dipende dalla semplice scelta dalla tecnica ma dalle condizioni di partenza della mammella che ne determinano la scelta. Solitamente queste cicatrici non creano problemi in quanto normalmente molto sottili e lineari nonché facilmente occultate da un comune reggiseno o da un bikini. L’intervento di mastoplastica riduttiva ha effetto duraturo però, ovviamente, il seno sarà sempre soggetto ad un abbassamento naturale, nel corso degli anni dovuto all’età ed alla forza di gravità. Talvolta, in casi non molto frequenti, per l’azione degli ormoni che avviene nel corso degli anni il volume del seno può ritornare ancora ad aumentare. Ciò avviene soprattutto per effetto di successive gravidanze.
La mastoplastica riduttiva, o riduzione mammaria è un intervento chirurgico sicuro, che tuttavia può comportare complicanze postoperatorie sgradevoli, ed in grado di prolungare notevolmente il processo di guarigione. Alcune pazienti, come ad esempio le fumatrici, hanno un rischio sensibilmente più alto di andare incontro a problemi.
In rari casi residuano cicatrici evidenti, arrossate e rilevate, sgradevoli da un punto di vista estetico. E’ questo il caso delle cicatrici ipertrofiche e dei cheloidi. Per prevenire tali cicatrici esistono diverse metodiche basate sull’uso di cerotti e creme specifiche. Tuttavia per correggere queste cicatrici spesso si rende necessario un ritocco chirurgico, che però potrà essere eseguito ambulatoriamente in anestesia locale.
L’asimmetria non costituisce una complicanza vera e propria, perchè piccole differenze tra le mammelle, in forma o dimensione, sono assolutamente normali ed impossibili da eliminare completamente quando pre-esistenti. Se dopo la riduzione del seno si notano differenze marcate tra una mammella e l’ altra è in genere necessario effettuare una revisione chirurgica, normalmente a distanza di almeno sei mesi dal primo intervento.
Tutti gli interventi chirurgici, mastopessi inclusa, prevedono un rischio di sanguinamento intra e postoperatorio. Nella maggior parte dei casi, il sanguinamento causa la formazione di un ematoma (una raccolta di sangue all’interno di una mammella), che richiede di essere drenato.
Sebbene sia raro che si verifichino infezioni estese, nel caso della mastoplastica riduttiva non è infrequente lo sviluppo di piccole infezione localizzate, in corrispondenza delle suture, che possono causare la riapertura delle ferite e ritardare notevolmente la guarigione completa. In presenza di infezioni è normalmente necessario un trattamento antibiotico, accompagnato da medicazioni frequenti delle ferite. A guarigione avvenuta è necessario valutare la qualità finale delle cicatrici, e la possibilità di una revisione chirurgica se queste non sono della qualità attesa.
Dopo una mastoplastica riduttiva possono crearsi problemi di apporto ematico in grado di causare la perdita totale o parziale del complesso areola-capezzolo necrosi di tessuto mammario cutaneo, ghiandolare o adiposo. La frequenza con cui questa complicanza si verifica è pari a 1-2%, nella maggior parte delle pubblicazioni scientifiche. Il rischio è maggiore nei casi di riduzione mammaria superiore a 1.000 g. per mammella, e soprattutto nelle fumatrici.
La riduzione o perdita completa della sensibilità del capezzolo è transitoria anche se molto comune immediatamente dopo la mastoplastica riduttiva. Nella maggior parte delle donne la sensibilità migliora nel giro di pochi mesi, anche se può richiedere fino ad un anno per un recupero completo. In alcuni casi, tuttavia, la perdita di sensibilità può essere permanente, ed accompagnarsi alla perdita della capacità erettile del capezzolo.
Per conoscere i costi dell’intervento di mastoplastica riduttiva consulta il documento “Il costo della bellezza” o contatta il Dott. Antonello Tateo.
Anestesia
Generale.
Durata dell’intervento
L’intervento dura dalle 2 ore alle 3 ore e mezza. Tenuto conto dei tempi dell’anestesia, del risveglio ed un tranquillo controllo post-operatorio i tempi di permanenza nel blocco operatorio possono essere più lunghi.
Ricovero
Normalmente il ricovero è di 24 ore comprendendo una notte di degenza ma può essere prolungato di altre 24 ore quando lo richiedano specifiche necessità.
Come preparazione all’intervento sono necessari un esame clinico, alcuni esami di laboratorio ed un elettrocardiogramma.
Alle pazienti in trattamento con contraccettivi orali si consiglia di interrompere l’assunzione di tali farmaci un mese prima dell’intervento.
Le attività lavorative e sociali saranno abbastanza limitate per la prima settimana dopo l’intervento. Se l’attività lavorativa richiederà un sollevamento di pesi o comunque lavori faticosi, potrà essere necessario un periodo di riposo più prolungato.
Per valutare il risultato definitivo dell’ intervento di mastoplastica ci vogliono almeno 3-4 mesi, il tempo necessario perché il seno possa assumere la sua forma più naturale.
Potranno essere riprese le attività sportive dopo 3-6 settimane a seconda della intensità dello sforzo.
La guida dell’ automobile, le normali attività, le faccende domestiche e l’attività sessuale potranno essere riprese dopo 1 settimana.